STORIE DEL BOSCO ANTICO
In un tempo molto lontano, un Dio paziente e divertito ripara ai torti e ai piccoli errori del suo creato, ascolta le lamentele degli animali più deboli, esaudisce i desideri più buffi, si prodiga perché non ci siano ingiustizie. Così il becco di un’aquila spietata si scontrerà contro la roccia e diventerà curvo; l’allocco stufo di essere richiesto della sua dottissima opinione riuscirà ad ottenere in dono un’espressione sciocca; il ghiro che soffre di malinconie invernali sarà omaggiato di un sonno profondo; la lucertola, sempre acchiappata per la coda, ne otterrà una “fragile come cipria”.
Miti e leggende di un bosco che diventa sacro per chi lo conosce e lo ama come Mauro Corona.
TRADUZIONE: in coreano.
Dal libro:
“L’ermellino all’inizio del mondo era un pezzo di neve. Una strisciolina di neve caduta dal ramo di un larice e finita sul muso di un piccolo camoscio svenuto. Il camoscio era stato colpito da una scarica di sassi scivolata dalla montagna, un giorno di fine gennaio”.
“Ogni volta che qualcuno lo incontrava lo spintonava, lo derideva, gli rubava la merenda, gli dava pacche sulla schiena e, non di rado, anche schiaffi in testa. Il riccio sopportava, cercava amicizia, perdonava. Ma dentro di sé era triste e un poco anche spaventato. Non capiva il motivo di tanta cattiveria. Era successo addirittura che un giorno il barbagianni avesse tentato di beccarlo di brutto per puro divertimento”.
“La lucertola è rimasta tale e quale fin dai tempi remoti. Una bestiolina dolce e timida, amante del sole, molto veloce ed eccezionale rocciatrice. Può scalare qualsiasi superficie verticale, e se prende velocità, anche una lastra di vetro. Ma non uno specchio. Perché? Perché nello specchio vede se stessa e ha paura di essere presa per la coda”.