Le voci del bosco

Le voci del bosco

«Tutto, in Natura, ha un proprio carattere, una personalità, un linguaggio, un destino».

Partendo dai ricordi del nonno boscaiolo, Mauro Corona ci accompagna in una passeggiata attraverso i boschi della valle del Vajont. Dalle pagine di questo libro, arricchite dai disegni dell’autore, impareremo che ogni albero, come noi, ha una struttura fisica, un carattere, una spiccata inclinazione.

Ci riconosceremo nella sinuosa betulla o nella tenacia dell’ulivo nodoso. Scopriremo anche che ogni legno ha una sua vocazione, perché ogni essenza dà il meglio di sé solo in particolari circostanze. L’acero, per esempio, può essere tagliato solo in una certa direzione «perché è un legno bello, elegante, ma di facciata»; oppure il maggiociondolo, utilizzato da secoli per le spine delle botti e i pali delle vigne perché l’alcol non riesce a distruggerlo.

Un delizioso e originalissimo piccolo “manuale poetico” che svela gli inaspettati e sorprendenti segreti che il bosco custodisce.

TRADUZIONE: in tedesco e in spagnolo.

Dal libro:

“Guardava il fusto e mi diceva: «Vedi, questo sembrerebbe diritto» e io, bambino, lo vedevo diritto. Poi lui mi aiutava a osservare meglio e a notare che più in alto, verso la cima, il larice si avvitava a spirale. «Sai perché?» seguitava, «perché da piccolo è stato maltrattato. II vento lo ha contorto quando era ancora un virgulto e le sue fibre, dalla base alla punta, non sono più diritte, quindi non possiamo tagliarlo: per fare le barìl servono doghe diritte». Il larice in quel momento gli stava parlando: «Non tagliarmi vecchio, perché io sono stato rovinato da giovane e ora non posso più servire al tuo lavoro. Lasciami vivere! Se mi tagli, sarò solo buono per il fuoco». Così sono venuto a conoscenza del linguaggio degli alberi, stagione dopo stagione, anno dopo anno, camminando dietro al vecchio e guardando prima con i suoi occhi e poi, un po’ alla volta, con i miei. È stato tutto naturale. Il passaggio tra larici, aceri, maggiociondoli, carpini e molti altri legni ha accompagnato la mia infanzia”.

“Neve, pioggia e vento mettono a dura prova il carattere degli alberi. La neve schianta i rami e le cime ai duri, a coloro che non vogliono piegarsi. La pioggia, se rada e petulante, sfida la pazienza dei più miti, se battente e violenta intimorisce i pavidi. II vento, se arriva improvviso e obliquo, sconvolge la quiete del bosco e porta lo scompiglio tra le piante. In quel frangente la betulla la noti subito perché, nonostante le raffiche violente, non si muove a scatti repentini ma si piega dolcemente e mai tracciando angoli acuti”.

“Dal grande popolo delle piante vi sono anche coloro che se ne sono andati. Sono usciti dal bosco per emigrare in città e stare meglio. Rappresentano gli affetti, le cose buone della vita, e sono il ciliegio, il pero e il melo. Con il passare del tempo hanno fatto le valigie e sono scesi a valle per seguire il destino degli uomini. Nel bosco sono rimasti solo i fratelli selvatici; loro, invece, hanno preferito mettere nella gerla ciliegie, mele e pere e trasferirsi nei giardini e nei cortili”.

Pubblicazione

1998

Casa Editrice

Ed. Biblioteca dell'Immagine e Mondadori

Pagine

152

Note

PREMIO GRINZANE-CAVOUR 2008. 2° PREMIO PARCO DELLA MAJELLA 2002.
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