Gocce di resina
«Quelle gocce giallo miele, non scappano, non scivolano via come l’acqua, non abbandonano l’albero. Rimangono incollate al tronco, per tenergli compagnia, per aiutarlo a resistere, a crescere ancora. I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita. Anche quelli belli diventano punture. Perché, col tempo, si fanno tristi, sono irrimediabilmente già stati, passati, perduti per sempre».
Gocce di resina raccoglie piccoli episodi, aneddoti minimi, spintoni crudi della vita. Mauro Corona li racconta con sensibilità, facendo emergere il suo profondo legame con la montagna e la Natura.
La resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola dall’albero ferito. Proprio perché indelebili sono rimasti attaccati all’uomo come la resina al tronco e, come essa, emanano profumi, sapori, nostalgie. Tutto quello che ci è accaduto, o che abbiamo udito raccontare ha lasciato un segno dentro di noi, un insegnamento, o quantomeno, ci ha fatto riflettere.
«La vita, nel bene e nel male, è maestra per tutti».
Dal libro:
“Da bambino, d’inverno, mio nonno mi costruiva gli sci. Ma solo quando cadeva la prima neve. Erano semplici tavole di legno d’acero con qualche cinghia per tenerle fissate alle galosce. Gli sci del nonno erano giocattoli speciali: contenevano la libertà”.
“L’acqua è la prima a subire il fascino del freddo. Si lascia ipnotizzare, cade nel suo abbraccio e si addormenta. Quando l’acqua dorme diventa ghiaccio. Ma, dentro l’involucro, nel silenzio di quel bozzolo gelido, un filo d’acqua si muove sempre, crisalide viva che attende giorni tiepidi per tornare in libertà”.
“Gli uomini sono come gli alberi, hanno una corteccia che li protegge. Se gliela togli rimangono nudi, li puoi vedere nella loro interezza, nella loro fragilità, nel loro dolore. Ci sono molti attrezzi per togliere la corteccia agli uomini. Uno di questi è l’amore che fa muovere le linfe come la primavera”.