Favola in Bianco e Nero

FAVOLA IN BIANCO E NERO

Nel poetico e tenebroso mondo boschivo di Mauro Corona, non è raro imbattersi in una favola. Ma non è scontato che si tratti di una favola idilliaca, perché è proprio quando la narrazione precipita nel fantastico che l‘autore trova l’appiglio per giocare la sua vena più caustica e dissacrante. E questa volta è chiaro più che mai: «Ho scritto una fiaba cattiva sul Natale, perché il Natale è una festa cattiva dove si scoprono i cattivi che fanno i buoni».

Se con Una lacrima color turchese ci aveva portato ad accettare l’eccezionale scomparsa del Bambin Gesù, fuggito dai presepi di tutto il mondo, in questo suo ideale seguito si spinge ancora più in là, sfidandoci ad accogliere il diverso. Favola in bianco e nero si apre, infatti, con la prodigiosa apparizione di due statuine del Bambin Gesù, una con la pelle bianca e l’altra con la pelle nera, che si materializzano, inaspettatamente, allo scoccare della mezzanotte in tutte le case della Terra. La reazione che si scatena, però, è piuttosto prevedibile, perché tutti cercano di rimuovere la statuina di colore; del resto, la tradizione vuole che Gesù abbia la pelle bianca, nessuno è in grado di tollerare una simile anomalia.

Senza grandi giri di parole, dunque, Mauro Corona ci inchioda alle nostre responsabilità. Ci grida in faccia che «la guerra siamo noi», «che tentiamo di fregare l’amico a ogni passo», «che teniamo il marcio dentro per paura di essere scoperti» e ci invita a riflettere, lanciandoci un monito che si fa ancora più severo e urgente.

Dal libro:

“L’idea non era male. Un suo collega, di minor fama e minor cinismo, ne propose un’altra. «Invochiamo un bambino con i colori della pace» disse. «D’ora in poi le statuine del bimbo redentore dovranno essere colorate di pace». «Sarebbe ipocrita e demagogico» brontolò un tizio. «Pace non ce n’è da nessuna parte, nemmeno nella Chiesa»”.

“Intanto, in piedi a bordo tavolo, tenendosi le mani e fissandosi negli occhi, l’uomo bianco e l’uomo nero seguitarono a parlottare sottovoce. Ricordavano le loro strade lontane incrociatesi per tirare al sicuro il pianeta alla deriva”.

“Finché ancora si innalzano muri, si stendono rotoli di filo spinato, si ferma la povera gente con idranti e lacrimogeni, si guarda al colore della pelle, a credi dogmi e fedi, la pace può essere raggiunta ma non dura. Intanto però quei due ci avevano provato e per ora erano riusciti. Per quanto tempo, nessuno lo sa”.

Pubblicazione

2015

Casa Editrice

Ed. Mondadori

Pagine

93

Note

Favola di Natale.
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