Aspro e Dolce

ASPRO E DOLCE

«Il vino annienta la volontà. Da questo mi ha salvato la Natura. La fuga solitaria in mezzo ai boschi, nelle baite, sotto gli antri, nelle caverne come gli uomini primitivi, nei rifugi d’alta quota o sulle cime, al cospetto del Creato, della sua forza, della sua energia».

L’epopea di Erto e dei suoi abitanti narrata in prima persona da Mauro Corona, protagonista e sciamano riflessivo.

Uomini di montagne e bevute, donne di coraggio e fatica accanto a figure appariscenti che rompono la monotonia della sera, tra una sbronza e una rissa.

La fantasia e la rabbia, la gioia di vivere e la morte, riaffiorano alla memoria dell’autore, che ripercorre avventure, bravate e brindisi degli anni giovanili.

Il libro è, però, anche la storia di un intero paese distrutto e rinato, a suo modo, dalla catastrofe. Sullo sfondo della Natura, a tratti madre accondiscendente e altre volte spietata matrigna, il vino, con il suo sapore aspro e dolce, è l’altro grande protagonista di queste pagine: un padre benigno e traditore, riversato in bicchieri sempre colmi e sempre vuoti, come sono i giorni della vita.

Dal libro:

“Ma quassù è difficile anche piangere. Dicono che non sia dignitoso. Ti insegnano fin da piccolo a trattenere le lacrime. L’imposizione di non piangere è stata la prima minestra del fanciullo ertano. Nella valle del Vajont è vietato piangere. Ma il dolore esige sfogo, altrimenti scoppia in petto come una mina”.

“In fondo ci volevamo bene e, quando non era il vino a metterci l’uno contro l’altro, tra noi regnava qualche armonia. Passavamo ore assieme, chiusi in lunghi silenzi. Ogni tanto mi parlava di nostra madre che lo aveva abbandonato. Anche se era tornata, si vedeva che stentava a digerire il boccone. Il vino ci rovinava. Era un demonio che tirava in ballo tutte le sconfitte, le frustrazioni, i tradimenti, le delusioni della vita, scatenando i peggiori istinti. Il vino distrugge le famiglie, la pace, la serenità, l’amicizia, tutto”.

“L’una era passata da un pezzo quando ci avviammo verso il camposanto. Anche se spintonati dall’alcol, scavalcare il muro occidentale ed entrare tra le tombe non fu facile. Un’angoscia sottile si impadronì di tutti e un tremolio di indecisione ci bloccò per qualche attimo. Scartammo il cancello perché avevamo l’impressione di essere attesi al varco”.

Pubblicazione

2004

Casa Editrice

Ed. Mondadori

Pagine

363

Note

Antologia di racconti.
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